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Sognando Copi con PhoebeZeitgeistTeatro

07 GIUGNO 2012. A cura di Renzo Francebandera

 

La giornata di una sognatrice di Copi

 

E’ raro vedere una bella regia su testi di Copi. In prima battuta perché sono testi difficili da portare in scena, assurdi in una forma estrema fino ad apparire ai più superficiali quasi sterile, e invece più dirompente e decostruita rispetto al canone di Ionesco e della sua scuola.

In secondo luogo, perché l’universo di ossessioni di tutti i lavori del drammaturgo di origini argentine, il rapporto genitoriale e la sfera sessuale, quello con il denaro e il potere, l’assillo per la ripetizione iterattiva del canone di vita borghese spingono sempre verso esiti registici mai particolarmente felici, come dimostrano le recenti versioni di "Loretta Strong" di Marcido Marcidorjs e Famosa Mimosa, o l’Evita di Pappi Corsicato.

 

C’è però una compagnia milanese che da anni lavora con assillo non minore sul drammaturgo. “Per me Copi è l’essenza del teatro” ci racconta Giuseppe Isgrò, regista della compagnia PhoebeZeitgeistTeatro, di cui ci siamo interessati l’anno scorso a proposito di un non meno rilevante progetto su un altro autore certamente non facile da leggere e adattare al teatro, ovvero Ballard.

 

Parliamo in tutti questi casi, come per Fassbinder (il nome Phoebe Zeitgeist è quello della protagonista di “Sangue sul collo del gatto” del regista tedesco), di colonne dell’immaginario surrealista e postmodernista, inteso come rinuncia alla supremazia del principio di razionalità e obiettività, rinuncia divenuta poi fondamentale per lo sviluppo di tutta la cultura post punk.

In ogni caso stiamo parlando di un filone culturale a cui in Italia si dedicano in pochissimi, mentre non sono rari i tentativi di incursione per lo più velleitari di registi che, pur non avendo familiarità concettuale e di studio con questo complesso universo, non solo letterario ma anche di immagini e simboli, finiscono per banalizzare la portata intrinseca del filone artistico.

 

E’ quindi con grande compiacimento che commentiamo la prima de “La giornata di una sognatrice”, in scena al Teatro Out Off di Milano fino al 10 giugno, per la regia di Isgrò e interpretato da Cinzia Spanò (Gianna), Nicola Stravalaci (Vero Postino, Cocomeraio), Francesca Frigoli (Luisa), Giacomo Maretelli Priorelli (figlio).

 

Lo spettacolo ha una drammaturgia difficile da sintetizzare. Il personaggio della borghesissima Gianna, chiusa in un piccolo mondo fumettisticamente ripetitivo, è un remake acido di “Alice nel paese delle meraviglie”. Al cappellaio matto si sostituisce in questa vicenda un postino alato, che si posa sull’albero del giardino della donna e pare, in una forma ambigua, corteggiarla.

 

Come sempre in Copi, appaiono poi figure “di disturbo”, inconsistenti nel ruolo ma carnali nella loro capacità di dar corpo alle inquietudini del drammaturgo, come Luisa, la proletaria carnal-kitch, il figlio, che fra incesto e crescita tardo adolescenziale, incorpora nelle sparute apparizioni il rapporto complesso con l’universo della genitorialità, e il personaggio del venditore di cocomeri, che assurge fino al ruolo di divinità nel finale dello spettacolo, in un amalgama testuale non raccontabile proprio per i nessi assurdi che cementano i passaggi fra sequenze.

 

L’azione viene agita in uno spazio che, di suo, già racconta come l’analisi simbolica sottesa alla messa in scena sia studiata con una profondità rara.

Giovanni De Francesco, che ha curato la scena, costumi e pupazzi insieme a Gianni Giacummo e allo stesso Isgrò, ci porta in un universo che mostra chiaramente il segno dell’artista. Non può infatti non colpire il mélange del codice pop con quello art-brut, che esalta la contestualizzazione temporale della drammaturgia ma riesce al contempo a congelarne l’effetto vintage, se non laddove voluto.

 

La caratteristica più profonda di questa messa in scena è infatti la misura. La regia riesce sempre a rimanere, nella ponderazione dei mai facili equilibri con il pubblico, sul limitare del ghigno amaro, senza sfociare nell’ammiccamento o nella versione sguaiata, didascalica e letterale.

La direzione data agli interpreti esalta le caratteristiche del gruppo, facendo leva sull’attitudine più “classica” della Spanò, sull’indole tragicomica di Stravalaci e sulla capacità performativa della Frigoli di incarnare forme estreme di femminilità.

 

Il debutto racconta di tutto questo, ha margini di perfettibilità tecnica nella sincronia delle luci e dei volumi, ma parliamo di questioni emendabili rispetto ad una proposta di grandissimo coraggio, dove nessun movimento scenico è lasciato al caso, nessun oggetto è buttato lì “per riempire”, c’è quello che serve, anzi anche qualcosa in meno, come il giradischi assente che suona 45 giri dipinti (vero tocco di genio, insieme all’albero ricavato da una scaletta di legno domestica, e agli splendidi cocomeri tessuti a mano), per dar spazio a quella fantasia dello spettatore troppo spesso calpestata e oltraggiata da spettacoli sempre più didascalici.

 

Insomma, diciamo la verità, quando si vede una bella regia su un testo estremo, con delle interpretazioni coraggiose e una coralità delle arti che concorre a un esito finale così ricco, pur nella sua assoluta artigianalità, si capisce anche l’inconsistenza di mille e mille inutili lavori che affollano i nostri teatri con noiosissime tirate pseudo concettuali costruite sul nulla, senza un’idea forte sottostante.

 

E’ per questo che “La giornata di una sognatrice” di PhoebeZeitgeistTeatro non solo merita una particolarissima menzione, ma ne auguriamo ogni successo.

Vincere facile è per poveri di spirito, e in un panorama teatrale paludoso e avverso al nuovo, al coraggioso, al diverso, l’abbinata PhoebeZeitgeist/Copi (hanno in repertorio anche un bellissimo “Loretta Strong” magistralmente interpretato da Margherita Ortolani, oltre a “Le quattro gemelle”) è un gioiello della nuova scena italiana che merita luce.

Bravi!

 

LA GIORNATA DI UNA SOGNATRICE

di Copi

traduzione: Oreste Del Buono

regia: Giuseppe Isgrò

con: Cinzia Spanò (Gianna), Nicola Stravalaci (Vero Postino, Cocomeraio), Francesca Frigoli (Luisa), Giacomo Maretelli Priorelli (Figlio)

suono e musiche: Giovanni Isgrò

scena, costumi, pupazzi: Giovanni De Francesco, Gianni Giacummo, Giuseppe Isgrò

dramaturg: Francesca Marianna Consonni

assistente alla regia: Rossana Abalsamo

luci: Giuseppe Isgrò, Giacomo Marettelli Priorelli

tecnico: Gilles Andre Ielo

immagine: Giovanni De Francesco

durata: 1h 20'

applausi del pubblico: 3’ 24’’

 

Visto a Milano, Teatro Out Off, il 5 giugno 2012

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