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Phoebe Zeitgeist appare a Milano – Intervista a Giuseppe Isgrò

13 giugno 2012

 

Sono giovani, pieni di entusiasmo, di amore per il teatro e la cultura, e soprattutto molto, molto coraggiosi. Sono i ragazzi e le ragazze della compagnia PhoebeZeitgeistTeatro: un gruppo di circa dodici elementi che in questi anni hanno messo in scena una serie di spettacoli interessantissimi, occupandosi spesso di autori cari al mondo della cultura GLBT.

 

Ora sono alla fondazione Mudimia con “Phoebe Zeitgeist appare a Milano – performance e video-foto installazione teatrale abitabile” un complesso progetto basate su “Sangue sul collo del gatto” uno dei più singolari e interessanti lavori di R.W. Fassbinder.

 

Abbiamo incontrato Giuseppe Isgrò, regista, performer e uno dei fondatori di questa compagnia.

 

Ci parli un po’ di PhoebeZeitgeistTeatro?

La compagnia è nata circa 6 anni fa da me (Giuseppe Isgrò n.d.r.) , Francesca Frigoli attrice e artista visiva e Giovanni Isgrò che è mio fratello ed è responsabile tecnico e si occupa delle musiche, poi si è allargata negli anni. Adesso siamo in dodici fra cui Antnio Caronia, studioso di Ballard, fantascienza e filosofia e Francesca Marianna Consonni che è diventata la nostra curatrice e dramaturg.

Francesca si occupa anche di comunicare il nostro lavoro e di creare intersezioni con altri linguaggi, cosa che ci contraddistingue da quando siamo nati.

 

Perciò possiamo definirvi una compagnia teatrale “multimediale”?

No, assolutamente. Ci definiamo semplicemente contaminati, come il teatro dovrebbe essere nel suo specifico linguistico: il teatro è una confluenza di linguaggi. In Italia il nostro teatro è visto come qualcosa di strano mentre all’estero questi tipi di spettacoli sono più comuni.

Con il progetto Phoebe Zeitgeist appare a Milano abbiamo messo insieme diverse istituzioni, alcune di arte contemporanea come la fondazione Mudima, altre di teatro come l’Elfo Puccini oppure l’accademia di arte contemporanea NABA (Nuova Accademia di Belle Arti Milano) o ancora la Cineteca di Milano che proprio in questi giorni dedicherà una rassegna di film a Fassbinder in parallelo con la nostra attività. Altro partner fondamentale è stato Goethe-Institut Mailand, un organo di promozione culturale internazionale, che ringraziamo in particolar modo.

Phoebe Zeitgeist è un nome che nasce proprio da una sorta di discorso sull’esplosione del linguaggio e sull’afasia. Nel ‘71 Fassbinder analizza questi elementi nella commedia “sangue sul collo del gatto”: la storia di Phoebe Zeitgeist, un’aliena-sociologa che è stata mandata sulla terra per studiare il linguaggio umano; seduta su una poltrona in mezzo alle città bombardate del dopoguerra tedesco non riesce a capire il nostro linguaggio umano, non ne comprendere le parole sebbene ne impari i suoni e gli ripeta, scompone così il significato e il significante del linguaggio creando così qualcosa di nuovo.

Partendo da questo testo abbiamo fatto cinque performance in cinque differenti piazze (Piazza Santa Maria del Suffragio, Piazzale Cadorna, Piazza Aquileia, Piazza Oberdan, Pusterla di Sant’Ambrogio) e abbiamo provato a mettere in indagine questo discorso: cinque performer che “interpretavano” questo personaggio e lo sperimentavano nel reale. Ogni performer è rimasto in piazza quattro o cinque ore alla mercé dei passanti: seduto su una poltrona, come la Phoebe fassbinderiana, ha incrociato e provocato lo sguardo delle persone, raccogliendone le reazioni. Noi con le nostre telecamere e macchine fotografiche nascoste abbiamo documentato il tutto e poi lo abbiamo rimontato il materiale in vari video che vanno dai 25 minuti fino all’ora e dieci. Video i cui sottotitoli sono costituiti dal diario che la curatrice Francesca Marianna Consonni ha scritto annotando gli accadimenti di tutto il loro svolgimento.

L’installazione si trova all’interno dell’opera La Quinta del Sordo – Das Haus des Tauben realizzata nel 1974 dal grande artista tedesco Wolf Vostell, in permanenza al piano interrato della Fondazione Mudima. Una piscina rivestita di piastrelle nere e circondata da 14 pannelli che riproducono scene di guerra e di pornografia, dotati ciascuno di un monitor sintonizzato su un diverso canale televisivo in una corrispondenza stretta e feroce tra immagine, immaginario, linguaggio, ambiente, cultura e storia. I monitor della nostra installazioni verranno inseriti proprio all’interno di questo ambiente.

La piscina diventerà anche il contesto nel quale verranno ospitate altre azioni fassbinderiane: alcuni attori, sia giovani che affermati, ci doneranno piccole pièce, letture e brevi interventi teatrali del grande regista tedesco.

 

Chi saranno gli attori che renderanno parte a questo progetto?

Martedì 12 giugno avremo Ferdinando Bruni, Ida Marinelli, e Elena Russo Arman, mercoledì 13 Lorenzo Fontana e Elena Russo Arman, giovedì 14 giugno Francesca Frigoli, Giuseppe Isgrò e Alessandra Novaga, martedì 19 giugno Elena Russo Arman e Luca Toracca, mercoledì 20 giugno Elena Russo Arman e in fine mercoledì 21 giugno Ida Marinelli, Luca Torracca e Corinna Augustoni,

 

Avete un pubblico in testa preciso o state sperimentando anche da questo punto di vista?

Siamo curiosi di vedere come reagirà il pubblico, anche in questo stiamo sperimentando. Abbiamo appena portato “La giornata di una sognatrice” di Copi al teatro Out-Off e abbiamo avuto molti apprezzamenti dovuti anche al fatto che il pubblico che è intervenuto era molto eterogeneo.

Gli artisti visivi ci seguono molto e riceviamo sempre molta attenzione da parte di tutti canali di cultura omosessuale o queer perché trattiamo autori che interessano molto a quel mondo. Ma abbiamo anche un pubblico di studiosi e intellettuali: quando abbiamo lavorato su Ballard tutto il mondo della fantascienza e della musica elettronica ci ha seguito con interesse. Abbiamo lavorato su questo negli anni e cerchiamo di non dimenticarcene.

 

C’erano anche molti giovani a vedere Copi, non è così?

Certo! Dipende anche dal lavoro svolto nelle università e nelle accademie di belle arti. Io e Francesca Marianna abbiamo tenuto diversi incontri sia in statale sia alla NABA per esempio. Gli studenti hanno risposto bene e ci hanno seguito molto.

 

Copi è un autore molto complesso e difficile da portare in scena. Come hai trovato il tono, la giusta chiave giusta di lettura per quella rappresentazione?

In questo siamo stati fortunati perché avevamo quattro interpreti che sono subito entrati in sintonia con il lavoro. Un lavoro non sull’anti-naturalismo ma sull’irrealtà della situazione e dei toni recitativi, un lavoro sulla recitazione “a parte”, sulla recitazione fuori e dentro: un attimo prima hanno fatto la voce della doppiatrice di Joan Crawford l’attimo dopo eccedono nella recitazione melodrammatica anni 20.

 

Torniamo a Phoebe Zeitgeist appare a Milano, tu sei il regista di tutta questa operazione?

Si regista e direttore artistico del gruppo. Ma in questo tipo di lavoro non è solo teatro ma un “opera” molto più complessa. Il nostro lavoro coinvolge diversi linguaggi, non è ne una regia teatrale ne una regia cinematografica una regia di performance e d’installazione.

 

Grazie Giuseppe per l’intervista e ci vediamo alla fondazione Mudimia.

Grazie a te.

 

 

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